A distanza di 1.197 giorni dall’inizio dei lavori, Trevi, divisione del Gruppo Trevi specializzata in fondazioni profonde e lavori geotecnici, sta per concludere la propria missione presso la diga di Mosul in Iraq. Mancano ancora una trentina di giorni e poi il progetto potrà dirsi concluso. Non è una forzatura chiamarla missione se consideriamo che oltre alle notevoli difficoltà dell’intervento, gli uomini della Trevi hanno dovuto lavorare, almeno per un anno e mezzo, in un vero e proprio contesto di guerra.
In attesa della chiusura lavori, sabato scorso alla presenza della autorità irachene, italiane, americane e dei molti tecnici e lavoratori che hanno preso parte al progetto di messa in sicurezza della diga di Mosul, si è celebrato il passaggio di consegne (transition ceremony) tra il US Army Corps of Engineers (USACE) ed il Ministry of Water Resources iracheno. La cerimonia ha sancito la “restituzione” della diga da parte della Direzione Lavori americana ai tecnici del Ministero delle Risorse Idriche iracheno che, da oggi in avanti, dovranno garantire, grazie anche alle nuove tecnologie fornite dal Gruppo Trevi, la costante manutenzione della struttura.
In più di 3 anni di attività ininterrotta, molto spesso senza una reale distinzione fra il giorno e la notte, gli uomini della Trevi hanno contato circa 8.000.000 di ore di lavoro uomo, senza infortuni, hanno compiuto oltre 5.200 perforazioni per una lunghezza totale di 395.000 m (quasi la distanza tra Mosul e Baghdad) e hanno iniettato nel sottosuolo che sostiene la diga quasi 40,000 m3 di miscela cementizia. In parallelo alle attività in cantiere, la struttura di formazione ha eseguito training e trasferimento di know how a 250 ingegneri, tecnici, operatori locali. Numeri importanti, necessari a mettere in sicurezza una struttura che con i suoi 3,5 km di sbarramento e un bacino di oltre 11 miliardi di metri cubi d’acqua, risulta la fra le più grandi dell’intero medio oriente e che a causa di un terreno friabile ha rappresentato per lungo tempo una grande minaccia per l’intero nord Iraq.
L’amministratore delegato del Gruppo Trevi, Ingegner Stefano Trevisani, presente alla cerimonia ha evidenziato che Trevi è una società che normalmente opera in condizioni difficile ma che questo progetto ha rappresentato un impegno davvero speciale. Alle difficoltà tecniche si sono aggiunte condizioni ambientali e di sicurezza molto critiche superate grazie allo sforzo congiunto e alla cooperazione tra la società e le autorità irachene, americane e italiane. E, in questo senso, non si può non citare l’impegno profuso dal Ministero della Difesa Italiano che ha garantito la sicurezza dell’area per l’intera durata del progetto.
L’Ingegner Trevisani si è associato alle parole dell’ambasciatore americano e di quello italiano a Bagdad così come al Ministro delle Risorse Idriche iracheno che hanno espresso piena “soddisfazione per l’ottimo lavoro svolto” aggiungendo che il progetto Mosul ”ha riconfermato ancora una volta l’importante e riconosciuta posizione raggiunta dal Gruppo nella riabilitazione di dighe esistenti così come la qualità e le capacità dell’azienda di saper affrontare con successo sfide complesse sia dal punto di vista tecnologico che ambientale”.