Nel 1954 il Presidente Nasser lancia un grandioso progetto di sbarramento del fiume Nilo, con l’obiettivo di dare cibo e energia a 25 milioni di abitanti. La diga di Assuan avrebbe garantito una volta completata una enorme riserva d’acqua e soprattutto l’energia necessaria alla crescita industriale del paese.
Il progetto implicava però il sacrificio di una parte del passato: l’innalzarsi del futuro lago Nasser avrebbe provocato l’inondazione della Nubia. Tutti i siti archeologici, tutti gli straordinari Templi, tutte le tombe con i sontuosi affreschi sarebbero stati sommersi per sempre, trascinando con sé la storia di una civiltà.
Nel 1959 i governi dell’Egitto e del Sudan fecero appello all’UNESCO per ottenere il sostegno finanziario e l’aiuto alla realizzazione del salvataggio dei Templi della Nubia. Nel 1960, Vittorino Veronese, direttore generale dell’UNESCO, lanciò l’appello per il salvataggio, cui risposero positivamente 113 Paesi.
UNESCO e Governo Egiziano emisero un bando per un concorso di idee che stabilisse in che modo tali monumenti andassero salvati; fu scelto il progetto svedese che contemplava lo smontaggio dei templi mediante il taglio in blocchi e successiva ricostruzione nel nuovo sito. Per concretizzare tale progetto fu emessa una gara di appalto, a cui furono invitate le più importanti imprese di costruzione di quel periodo.
Obiettivo del progetto era sezionare la montagna e spostare più indietro di 280 metri e più in alto di 65 metri i due Templi, conservando la loro orientazione originaria rispetto agli astri e al sole.
Cliente | UNESCO - MINISTERO DELLA CULTURA DELLA REPUBBLICA D'EGITTO |
Contrattista principale | ABU SIMBEL J.V. |
Durata dei lavori | 1966 - 1968 |
Primo passo fu la costruzione di un cofferdam (diga di sbarramento) lunga 370 m e alto 25 m per proteggere l’area dei templi dall’innalzamento delle acque del Nilo. Servirono 380.000 m³ di roccia e sabbia e 11.000 m² di pile in lamiera d’acciaio.
La maggior parte del lavoro di scavo venne fatta senza l’aiuto di esplosivi per non mettere in pericolo i templi per via delle vibrazioni: l’unica soluzione fu l’utilizzo di martelli pneumatici azionati a mano. Sia l’interno sia la facciata del tempio dovettero invece essere tagliati con seghe a mano.
Il tempio venne infine ricostruito all'interno di una struttura artificiale, dotata di archi e cupole protettive di calcestruzzo, realizzate con criteri innovativi.
Il Gruppo Trevi ha partecipato a questa grandiosa opera (tramite la “Ing. Giovanni Rodio e C.”) acquisendo gli appalti riguardanti i lavori specialistici per il rinforzo dell’arenaria, la posa in opera delle barre di ancoraggio e sollevamento e i trattamenti superficiali delle rocce con resine sintetiche.
Due tipi di intervento vennero effettuati dalla “Rodio”, il primo comprendeva 1010 blocchi e riguardava l’incorniciatura delle facciate dei templi, mentre il secondo interessava complessivi 5840 blocchi che comprendevano la zona più larga facente parte della collina attorno ai templi.
I lavori, cominciati nel 1964, terminarono quattro anni dopo: i due Templi furono inaugurati il 2 settembre 1968 dal direttore generale dell’UNESCO, René Maheu.